
Quando le emozioni ci parlano: aprire il dialogo con noi stessi
Depressione, ansia, rimuginazione, senso di solitudine, sconforto, smarrimento, paura. Sono esperienze universali, parte integrante dell’essere umano, anche se spesso vissute come pesanti e ingombranti. Non è raro sentirsi sopraffatti da queste emozioni avverse, ma ancor più comune è il sentirsi giudicati o fraintesi, sia da chi ci sta vicino sia, a volte, da noi stessi.
Di fronte a questi vissuti complessi, infatti, può succedere che dentro di noi si faccia strada una voce critica, pronta a svalutare, colpevolizzare o ridicolizzare ciò che proviamo. Questa reazione non fa che alimentare la sofferenza, chiudendo la porta al dialogo interiore e impedendoci di accogliere davvero ciò che sentiamo.
Ma esiste un’alternativa: imparare a porci domande che aprano e non chiudano il confronto con noi stessi. Domande che ci guidano verso una maggiore conoscenza e consapevolezza del nostro mondo interiore, e che ci permettono di scoprire di cosa abbiamo realmente bisogno in quel momento.
Quale parte di me si sente così? È già successo prima? Come posso trattarmi con più gentilezza e meno giudizio? In che modo posso rispondere al mio bisogno presente?
La terapia diventa così una palestra in cui esercitarsi a creare un dialogo interiore, uno spazio interno in cui poter restare con le proprie emozioni senza lasciarsi travolgere dalle reazioni automatiche o dall’ansia del giudizio esterno. È un allenamento che ci insegna ad ascoltarci, a essere presenti a noi stessi, e a scoprire risorse interiori che magari non sapevamo di avere.
Aprire questo canale di ascolto permette di fare spazio a nuove possibilità di sostegno e cambiamento. Può sorprendere quanto spesso dentro di noi risiedano aspetti capaci di accompagnarci in modo diverso, più libero e più utile, rispetto ad altri che ci bloccano o appesantiscono.
Questo tipo di lavoro terapeutico ci guida a considerare le emozioni come alleate: segnali preziosi che parlano di ciò che desideriamo, di ciò che ci manca, di dove stiamo andando.
In questa prospettiva, anche la sofferenza può trasformarsi in una porta d’ingresso verso una comprensione più profonda di sé — un passaggio necessario, a volte scomodo, ma capace di aprire possibilità reali di cambiamento ed evoluzione. Senza forzature, nel pieno rispetto dei tempi necessari a ciascuno.
© Maristella Nitti | 2022 | All rights reserved
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